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Cosa Vedere a Spinazzola, Feste e Tradizioni

    Dove si Trova

    Spinazzola è uno dei comuni della sesta provincia pugliese: BAT (Andria – Trani – Barletta), ai margini della Murgia e al confine con la Basilicata.

    È situato a circa 435 m sul livello del mare su una collina indicata “Sella di Spinazzola” e comprende un territorio collinare di 18.000 ha esteso per circa 23 km di lunghezza e i 9 km di larghezza con una densità abitativa di 40,3 abitanti per chilometro quadrato. Il sottosuolo è ricco di acque, data l’esistenza di pozzi, piloni e fontane.

    Spinazzola conta circa 7000 abitanti impiegati prevalentemente nel settore dei servizi pubblici e privati, nelle settore agricolo ma anche nell’industria. La maggior parte dei territori circostanti il paese sono impiegati nella coltivazione di cereali ma anche nell’allevamento di ovini e bovini. Esistono numerose attività di artigianato e alcune industrie tra le quali spiccano quelle relative al settore tessile-manifatturiero, abiti da sposa, alta tecnologia industriale, segnaletica stradale, pasta fresca e frutta secca. Nel ramo dei servizi è cospicua l’occupazione nella pubblica amministrazione ma è anche sviluppato il settore dei trasporti privati e delle attività di immagazzinaggio.

     

    Storia

    L’origine di Spinazzola risale al III secolo a. C., precisamente a 291 a. C., come frazione di Venosa, una colonia romana. Spinazzola era, in origine, una “statio” romana ovvero un luogo in cui sostavano i soldati della regione romana in marcia verso i luoghi di guerra e di conquista per il ristoro e il cambio dei cavalli. Era chiamata in lingua latina “Oppidum Pini” per la presenza nel suo territorio di un grosso pino.

    Nelle vicinanze di quest’ultimo si andò sviluppando un modesto insediamento che traeva le risorse dell’attività agricole dell’allevamento ovino. Tuttavia, forse in seguito ai continui soprusi degli eserciti consolari, gli abitanti di questo villaggio si spostarono nell’interno, verso la sua località Santissima, come testimoniano i numerosi reperti ivi rinvenuti.

    Con la caduta dell’impero Romano d’Occidente Spinazzola fu saccheggiata da diverse orde di barbari tra cui Visigoti, Bizantini, Goti ma soprattutto Saraceni, a cui è legata la leggenda che vuole San Sebastiano patrono della città. Questi eventi costrinsero la popolazione a rifugiarsi in località Ulmeta, sulla cima della collina, dove costruirono un edificio fortificato in posizione strategica, il castello, purtroppo ormai ridotto in rovina.

    Divenuta, intorno all’anno 1000, possedimento delle feudatario Goffredo di Altavilla, fu poi sotto il dominio di Federico secondo si sveglia prima e poi degli Angioini e degli Aragonesi. Attorno al 1100, per poter curare i cavalieri feriti provenienti dalle Crociate, i Templari vi fecero costruire il primo ospedale della Puglia.

    Verso la fine del 1500 i marchesi Pignatelli acquistarono il feudo in cui, nel 1631,nacque il futuro Papa Innocenzo XII. Nel 1735 il re Carlo III di Borbone conferì a Spinazzola il titolo onorifico di città. Nel 1811 poi, per effetto del decreto Murat, Spinazzola, che fino ad allora aveva fatto parte della Basilicata, passò a far parte della Puglia.

     

    Cosa Vedere

    La parte più antica del paese, risalente al medioevo, è a pianta pentagonale e si sviluppa sullo sperone della collina che si affaccia sulla valle Ulmeta.

    A partire dal 1700 lo sviluppo della città avviene al di fuori delle mura del borgo, prima verso nord, con la costruzione di molti palazzi della media borghesia artigiana, poi, nel ‘900,verso sud, conservando come asse la SP 230 che in paese assume la denominazione di corso Vittorio Emanuele, fino alla Piazza del Plebiscito e di corso Umberto I fin quasi all’estremità meridionale del centro abitato.

    Le Chiese, presenti soprattutto nella parte centrale del paese, fanno capo a due Parrocchie: San Pietro Apostolo e Maria Santissima Annunziata.

    Tra i monumenti, storici e naturali, si ricordano la quercia secolare (età minima stimata 500 anni), in località Macinali, l’Epitaffio, il castello e l’ospedale dei Templari.

     

    Chiese

    Chiesa Madre

    La Chiesa fu costruita, presumibilmente, intorno al 1300 per essere ristrutturata e modificata circa 300 anni dopo. Si trova nel borgo antico, in Piazza Pignatelli, ed è da composta dalla Chiesa a tre navate e dal campanile separato da essa da una stradina. Sul portale della chiesa è inciso l’antico nome di Spinazzola “Spina Aurea”, lo stesso nome che si legge sull’Epitaffio in via Gravina.

    Degni di nota, all’interno della Chiesa, il fonte battesimale dove ricevette il battesimo il futuro papa Pignatelli, il portale in pietra lavorata che immette in sacrestia e alcune pregevoli tele del 1600.

     

    Chiesa del Purgatorio

    La sua costruzione risale al 1500 la chiesa si trova in Piazza Plebiscito e vi è annessa la torre dell’orologio, solo sulla quale vi è lo stemma del municipio (torre e Pino) con l’iscrizione “Pinus erat circum struxerunt moenia cives et facta est civitas quae prius arbor erat” che ne spiega il significato. Una lapide del 17335 ricorda il conferimento del titolo di Città alla “Terra di Spinazzola” ordinata da Carlo III di Borbone.

     

    Santuario della Madonna del Bosco

    Il santuario si trova a circa 2 km dal centro abitato dove, fino al 1971, sorgeva un vecchio santuario costruito nel XVI secolo in onore della Madonna. Il santuario era immerso in un bosco di roverelle e cerri dove si narra fosse stato trovato il quadro di Maria Santissima del Bosco.

     

    Chiesa della S.S. Annunziata

    Fu costruita nel 1500 probabilmente sulla base di una precedente cappella quattrocentesca in piazza Cesare Battisti. L’interno è a tre navate e reca, tra altre cose, un affresco del 1500 riproducente una “Madonna con bambino tra Sant’Antonio e San Pietro” e un crocifisso in legno del 1600. Adiacente ad essa c’è il convento dei Frati Minori Conventuali.

     

    Chiesa di S. Sebastiano

    Costruita nel 1668 al di fuori delle antiche mura del paese, in quella che oggi è la confluenza di Corso Umberto con via Berlinguer. La Chiesa si affaccia sull’omonima piazza e si trova al centro del paese. La Chiesa è opera di manieristi locali. Sono interessanti le tele attribuite a E. Stabile.

     

    Il Castello

    Il castello viene probabilmente innalzato intorno al IX secolo come difesa contro gli attacchi di Greci, Saraceni, Ungari. Il bastione originario fu poi rafforzato da torrioni, mura di cinta e saracinesche durante il periodo normanno (XI-XII secolo). Sono i resti della fortificazione normanna, nel XVI secolo, venne innalzato un nuovo castello ad opera dei principi Pignatelli. Nel 1937 quest’ultima struttura venne definitivamente abbattuta tanto che possono vedersene solo i resti.

     

    Feste e Tradizioni

    Al visitatore che entra in questo rustico paese salta subito agli occhi la genuinità degli abitanti e la loro sincera cordialità.

    Addentrandosi poi, per le sue strade si può sentire tutto il sapore di una tradizione antica, ma sempre viva, coltivata con zelante dedizione da chi vi abita. Una terra così antica ha alimentato profonde tradizioni popolari. Esse sono in gran parte legate alla feste religiose e alcune di esse sono ancora vive e sentite, di altre invece, se ne perdono le tracce nel tempo. Basti ricordare la festa della Madonna dell’arco del Capitolo e quelle ormai presenti solo nella memoria dei più anziani, come la festa della Madonna del popolo, della Madonna del Carmine, di San Rocco e la sagra del vino caldo e delle pettole a vento.

    San Rocco ha indubbiamente occupato un posto di rilievo nel paese.

    La festività ricorreva il 16 Agosto, all’epoca in cui i grandi raccolti agricoli della cerealicoltura erano solitamente terminati. Ormai liberi dal lavoro e per ringraziare il Santo del raccolto, nell’antica tradizione popolare prendevano forma manifestazioni di venerazione, che si esprimevano con gli “altarini di San Rocco”. Si adornava l’immagine del santo, posta su altarini improvvisati nelle strade, con i fiori naturali e di carta, con festoni fatti a mano con carte colorate o vecchi giornali e con candele e si addobbavano intere strade con rami di alberi, con improvvisati lampioncini, con trine, merletti e drappi di seta. Di altarini venivano messi su a decine, parsi in tutto il paese.

    La gente passava, guardava, ammirava e spesso lasciava qualche soldo per le spese. Sul tardi, gli abitanti della strada si raggruppavano di fronte all’altarino, si sedevano e, dopo aver cantato, mangiavano il grano cotto con i ceci. Ciò fino alle ultime ore della sera quando nei vari rioni del paese aveva inizio il pellegrinaggio verso la Basilica di San Rocco di Tolve. L’abbandono del nucleo antico e il crescente numero degli emigranti sono fattori che determinano l’affievolirsi dell’interesse al ripetersi di queste manifestazioni popolari durante la stagione invernale.

    Influente è, infatti, l’abitudine degli emigrati di ritornare al proprio paese di origine per trascorrervi le vacanze estive, cosicché gran parte delle iniziative si svolgono durante questo periodo.

    Precedentemente, si era soliti organizzare il 15 giugno, la festa religiosa-popolare di S. Vito. Questa festa si svolgeva in un rione, in un ampio largo, antistante la chiesetta dedicata al Santo. Gli ingredienti fissi del notevole successo erano costituiti da alcune gare e giochi di natura popolare, quale l’albero della “cuccagna”, che vedeva impegnati i giovani divisi in squadre ben equipaggiate per contrastare gli effetti del grasso di cui è unto l’albero stesso, la corsa nei sacchi, gli spaghetti mangiati senza l’uso delle mani, le corse in bicicletta riservate ai bambini fino ai sei anni. La festa durava solo mezza giornata, dal primo pomeriggio alla mezzanotte o poco più, ma viveva di una intensità senza pari.

    Cominciava con una funzione religiosa nella piccola chiesetta del Santo, seguita, da una breve processione limitata ad alcune vie del quartiere, e successivamente si snodava in tante piccole attrazioni e commerci (vendita di novelline, di ceci e fave arrostite, di lupini, di “còpéta” (torrone), di palloncini, di gelati, di “grattamarianna” (ghiaccio grattugiato).

    La festa continuava con le gare e si chiudeva con lo sparo di piccoli fuochi d’artificio. In questi ultimi anni la festa è stata ripristinata, con grande gioia degli Spinazzolesi, che vi partecipano sempre più numerosi.

    Sentitissimo è, ancora oggi, è il culto della Madonna del Bosco, cui è dedicato un santuario posto a qualche Km dal centro abitato.

    L’immagine sacra della Vergine: la “Madonna con Bambino” si dice rinvenuta in una imprecisa data in un tronco d’albero nel bosco prospiciente il Vallone Gadone –Turcitano.

    Ed a questo proposito fra i “si dice” e i “si racconta”, si sviluppa una leggenda che è piacevole oltre che doveroso “custodire” perché pregna di tanti atti di fede, al di là di ogni ragionevole dubbio. La leggenda narra che un tagliaboschi, mentre era intento al suo lavoro rinvenne questo dipinto nel tronco di un albero dove probabilmente era stato nascosto.

    Le solennità in onore della Santa Patrona si svolgono nei giorni 12 , 13 e 14 agosto. In questo lasso di tempo si alternano occasioni mondane, quali l’esibizione di varie orchestre e di un noto cantante della scena musicale Italiana, e riti religiosi a cui la partecipazione della popolazione non accenna a diminuire. Il culmine delle festività si raggiunge però, il 14, quando i fedeli in processione accompagnano l’effige della Madonna al Santuario, dove rimane fino al martedì dopo Pasqua. I festeggiamenti si concludono nella serata dello stesso giorno con i giochi pirotecnici.

    Ancora oggi, invece, si festeggia San Sebastiano, il Santo Patrono del paese. Tutto comincia nel pomeriggio del giorno 20 gennaio quando il busto in argento del martire viene portato in processione seguito dai numerosi fedeli, e si conclude con gli immancabili fuochi pirotecnici.

    Prima però in segno di venerazione del Santo, la sera del 19 Gennaio, si accendevano grandi falò nei vari quartieri del paese. Secondo una credenza popolare i falò accesi la vigilia di San Sebastiano erano beneaugurati per le donne incinte che, partecipandovi, avrebbero certamente partorito un maschietto.

    La caratteristica comune a queste manifestazioni popolari è la garanzia di esserne coinvolti anche senza volerlo, perché l’odore di festa aleggia nella stessa aria che si respira.

     

    Informazioni Utili

    Sappiamo che Spinazzola si trova nella provincia di Barletta Andria e Trani, scopriamo ora qualche piccola curiosità sul paese e sui suoi abitanti nonchè qualche piccola informazioni di carattere amministrativo.

    Spinazzola si trova a 435 metri sul livello del mare, il suo prefisso telefonico è 0883 mentre il codice postale è 76014.
    Come si chiamano i suoi abitanti? Gli abitanti di Spinazzola si chiamano Spinazzolesi, nel dialetto locale vengono chiamati come Spnazzules.

     

    Quando Visitare il Paese

    Si tratta di un paese visitabile tranquillamente durante tutto l’arco dell’anno. Ma se siete indecisi su quando venire in loco, perchè non farlo durante uno dei periodi festivi o in uno dei momenti in cui vengono festeggiate particolari tradizioni?

     

    Paesi Vicini

    In vacanza da queste parti? Cosa vedere oltre al comune di Spinazzola? Nelle vicinanze è possibile visitare Andria, Minervino Murge, Poggiorsini, Gravina in Puglia e Ruvo di Puglia. In breve tempo è possibile arrivare anche in Basilicata e visitare località come Palazzo San Gervasio, Genzano di Lucania, Banzi, Montemilone e Venosa, tutti in provincia di Potenza.